Comitato della Parrocchia
Ultima modifica 24 luglio 2023
Lettera del Comitato della Parrocchia di San Vittorio in Santa Teresa a S.M. Re d’Italia
Copia manoscritta (data presunta) di lettera non datata ma scritta presumibilmente nei primi anni del ‘900 dal Comitato della Parrocchia di San Vittorio in Santa Teresa G. a S. M. Vittorio Emanuele III Re d’Italia.
Trascrizione
A S.M. il Re d’Italia
S.M. Vittorio Emanuele Re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme con sagge disposizioni contenute nel R. Diploma dato a Cagliari li 13 agosto 1808 di cui uniscesi copia assieme al Decreto d’erezione del Beneficio Rettorale, si prefisse l’umanitario scopo di riunire in un sol punto i molti pastori delle vaste campagne della Gallura Settentrionale, che menavano vita solitaria e grama “privi di tutti i comodi della Civile società e dei lumi e soccorsi della Religione in continuo rischio di veder pericolare la sicurezza loro personale e quella dei loro beni”. Per riuscire nell’impresa S.M. Vittorio E. accordò concessioni e privilegi onde allettati i pastori ben presto cominciarono ad abbandonare i loro stazzi ed a poco a poco potè formarsi un nuovo villaggio, che per espresso volere di S.M. Re Vittorio E. prese il nome di S. Teresa da quello della Regina sua amabilissima consorte, intitolando la chiesa parrocchiale a S. Vittorio, nome dell’Augusto fondatore. Il Re stesso scelse il sito tracciandone con le sue auguste mani il Disegno cimelio prezioso che si conserva nell’Archivio comunale e che nella mente del Sovrano dovea essere un Torino in piccolissime proporzioni, mantenuto nelle linee principali. Né la scelta del luogo potea essere più felice sorgendo il paese sullo stretto e di fronte a Bonifacio tra la Torre del porto di Longonsardo e Capotesta. Ha terre abbastanza fertili, clima salubre, mare vivo e ricco di pesci, con una spiaggia incantevole. Primo atto di S.M. il Re Vittorio E. fu di ordinare l’erezione d’una Chiesa Parrocchiale. “Si farà, leggesi nel ..16 del calendato diploma, costruire una Chiesa sotto l’invocazione di S. Vittorio, capace per la popolazione allorché questa sia cresciuta in modo che il Cappellone che si sta costruendo venga a riconoscersi troppo stretto ed insufficiente ai bisogni del popolo”.
Ora, S. Teresa, non ha poche centinaia d’abitanti come nel 1813 bensì ne conta ben 2.300 e fin dalla metà del secolo scorso la Chiesa Parrocchiale era ed è insufficiente ai bisogni del popolo, non contenendo più di 350 o 400 persone. Né può essere diversamente, perochè la chiesa è incompleta come si scorge dall’addentellato della facciata lasciato appositamente per essere aumentato. La Chiesa è altresì poverissima, senza dote alcuna, disadorna, tanto che manca perfino dell’ornamento principale, che hanno le più umili chiese di campagna cioè del Campanile, segno e ricordo glorioso dei fasti della Religione e della Patria. I Teresini mai sempre sentirono ardente brama di por fine a questo umiliante sconcio, ma l’esiguità dei mezzi di cui poteano disporre, li trattenne, di fronte ad una spesa di seimila lire. Ora però, per opera di volenterosi cittadini, si vuole effettuare l’opera d’ampliamento della Chiesa, cominciando dall’erezione del Campanile, che manca affatto. E siccome la volontà del paese non basta, si richiede l’aiuto di tutte quelle persone che dimostrano benevolenza per questo giovine e gentile paese.
Ed il primo pensiero di S. Teresa dovea correre, ed è corso, all’Augusta Casa di Savoia, cui sentesi legata per nascita e per nome, non solo, ma per vecchie sovrane promesse, perochè come dice il citato diploma “i popolatori e la popolazione di S. Teresa saranno sotto la nostra protezione e Regia diretta autorità…essendo noi disposti a proteggerla…Ed oggi perciò si rivolge alla 1^ Regina d’Italia, alla graziosa Maestà Vostra, che non sdegna associare il nome e gloria dell’avita Fede e dello splendore della Patria. Umilmente perciò, il Comitato invoca l’aiuto morale e finanziario della Maestà Vostra, persuaso che non potrà mancargli. L’umile parrocchia nostra che conserva religiosamente i sacri arredi: Pisside, Ostensorio ecc. donatile dall’Augusta Sposa di Vitt. Em. Nel principio del secolo XIX° e portanti la sigla M.T. 1811 sarà pure orgogliosa di registrare il nome di Margherita in questo principio del secolo XX° onde tramandarlo ai secoli, testimonio eloquente che S. Teresa sorse e prosperò sotto i gloriosi auspici di Casa Savoia e al Re d’Italia che ne ha ereditato il nome glorioso non solo, ma le virtù religiose e patriottiche, acciochè col sovrano concorso, compia l’opera promessa dal suo magnanimo avo. S. Teresa sarà orgogliosa di accoppiare il nome di Vittorio Emanuele III Re d’Italia, a quello di Vittorio Emanuele Re di Sardegna testimonio eloquente ai posteri, che S. Teresa sorse e prosperò sotto gli auspici di Casa Savoia.
Il comitato